PARIGI - L'ombra del doping, o almeno quella del sospetto, si allunga sul corridore che per la sua storia umana e sportiva ha incarnato la rinascita del ciclismo. "Lance Armstrong positivo nel Tour de France del 1999". L'accusa al campione statunitense arriva dall'edizione odierna del quotidiano francese L'Équipe. Nella prima pagina, dominata dalla foto del corridore che ha vinto le ultime sette edizioni del Tour, spicca il titolo "La menzogna Armstrong", accompagnato dalle argomentazioni "frutto - scrivono i giornalisti de L'Équipe - di quattro mesi di inchieste".
L'accusa. Per sei volte, in particolare, i campioni di urina di Armstrong sarebbero risultati positivi all'Eritropoietina (Epo), che permetterebbe una migliore ossigenazione muscolare e, quindi, un netto miglioramento delle prestazioni agonistiche. "L'Équipe - si legge - è in grado di contraddire il sette volte vincitore del Tour de France". Armstrong, nel corso della sua carriera, ha più volte affermato di non aver mai utilizzato sostanze proibite. "Adesso L'Équipe può rispondere. Recenti analisi effettuate su campioni raccolti nel primo Tour vinto dall'americano, nel 1999, dimostrano che Lance Armstrong ha fatto ricorso a sostanze dopanti".
Le tappe "sospettate". Secondo il quotidiano francese, durante le sei stagioni di militanza nella squadra Us Postal, Armstrong avrebbe utilizzato regolarmente prodotti vietati nel 1999 e avrebbe dunque mentito dicendo di non averli mai consumati. In sei occasioni, durante i controlli effettuati all'inizio del prologo (vinto dall'americano) a Puy-du-Fou, il 3 luglio 1999, e delle tappe Montaigu - Challans, Grand-Bornand - Sestrières, Sestrières - Alpe d'Huez, Saint-Galmier - Saint-Flour e Castres - Saint-Gaudens, le sue provette hanno fatto riscontrare la presenza di un ormone di sintesi che, facendo aumentare la presenza di globuli rossi nel sangue, permette una migliore ossigenazione muscolare e un miglioramento delle prestazioni che gli psicologi valutano fino al 30 per cento.
La replica. "La caccia alle streghe continua. Semplicemente, ribadisco ciò che ho già detto molte volte: non ho mai preso sostanze illecite per migliorare le mie prestazioni. Ancora una volta un giornale europeo ha riportato la notizia secondo cui io sarei risultato positivo per sostanze dopanti. Questo è giornalismo spazzatura". Armstrong replica così dal suo sito ufficiale. Il campione ha sempre ammesso di aver utilizzato sostanze "proibite" solo nel periodo di convalescenza dalla terribile malattia che lo ha colpito a metà degli anni '90: mai, però, per "truccare" il suo rendimento nelle competizioni sportive.
Il commento. "Il mito non esiste più da questo momento". Così Daniel Baal, ex presidente della Federazione francese di ciclismo e membro dell'Uci, commenta la notizia. "La menzogna è stata messa in evidenza. Quando si dice che i giornalisti devono portare le prove dell'esistenza del doping e queste vengono a galla, bisogna arrendersi". Baal attacca anche i sostenitori di Armstrong: "A chi non sopporta i sospetti sul corridore americano, e tra questi ci sono anche alcuni dirigenti del ciclismo, ecco che oggi una risposta è stata data, mi sembra sia una risposta scientifica e razionale, difficile da contestare".
Il laboratorio. Le analisi sono effettuate dal laboratorio Châtenay-Malabry, che ha iniziato a operare nel 2004 analizzando campioni di urina prelevati tra il 1998 e il 1999 (un periodo in cui l'Epo era molto diffuso tra i corridori). L'obiettivo di questa campagna di ricerca non era quello di fare controlli, ma di sperimentare tecniche più sicure per riscontrare l'uso di sostanze illecite. Proprio per il carattere non ufficiale di questi controlli, in caso di conferma non ci sarebbero sanzioni disciplinari. Jacques de Ceaurriz, il direttore del laboratorio, ritiene che non ci sia nessun dubbio possibile sulla validità del risultato, benché l'analisi sia stata realizzata cinque anni dopo il prelievo, nel 2004. "Non abbiamo alcun dubbio sulla validità del risultato - ha detto de Ceaurriz - l'Epo si deteriora e diventa inosservabile, ma la proteina resta intatta". Il dottor de Ceaurriz precisa che il suo laboratorio ha lavorato su campioni d'urina anonimi, senza mai sapere a quali corridori appartenevano.
L'attenzione dei media. Dopo il Tour del 1998, dominato (oltre che dalla vittoria di Pantani) dai blitz della polizia e da numerosi arresti che hanno coinvolto corridori e intere squadre (la Festina su tutte), in Francia l'argomento viene sempre trattato molto seriamente dai media e dall'opinione pubblica. Quest'anno, il corridore italiano Dario Frigo è stato arrestato insieme alla moglie, sorpresa con sostanze illecite.
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