dal nostro inviato BENEDETTO FERRARA
Lorenzo 10: nel 2008 aveva fatto i conti col primo anno tra i grandi pensando di poter fare il fenomeno fin da subito. Qualche splendida illusione e poi la realtà fatta di capitomboli, infortuni e un posto sempre prenotato in clinica mobile. Dopo aver lavorato a lungo sulla gestione di un carattere irruento, eccolo cresciuto e pronto a dimostrare di aver imparato la lezione. La sua è una gara senza errori e con un soprasso di quelli che uno non dimentica: una sgassata e via, Rossi è alle spalle e lì resta. Bel salto in avanti per Por fuera. E una specie di laurea in gestione di impresa. Nel senso di gara, chiaro, non di azienza.
Rossi 8,5: sì, certo, è bene comprendere che sono sempre meglio 20 punti piuttosto che una gara buttata via alla ricerca di un colpo impossibile. Giusto, perché due secondi posti tengono il campione a un solo punto dal compagno di team. Ma essere saggi non vuol dire iscriversi a un corso serale di ragioneria. Perché quando arriva Pedrosa e ti passa, allora uno si ricorda anche che c'è un limite a tutto. E allora ecco una staccata da maestro orgoglioso e lo spagnolo torna dietro. Spettacolo.
Pedrosa 8: di sicuro si è sorpreso di se stesso, visto che due settimane fa in Qatar la condizione fisica era quella di un lungodegente da casa di cura. Reduce da un inverno fatto di camici bianchi che nemmeno una puntata del dottor House, Pedrosa inventa una gara importante e a un certo punto, quando si mette dietro pure Rossi, inizia a pensare che si tratti di un sogno. Poi ci pensa Valentino a svegliarlo: un sorpasso e il sogno finisce lì. Ma il podio resta, però.
Stoner 6,5: uno se lo immagina sempre pronto a scappare alla prima curva e invece stavolta l'aussie più veloce che c'è resta intruppato in una gara senza allegria. Problemi ai freni, diranno poi i ducatisti del box. Però il canguro mannaro nel finale ricorda ai giap sulle tribune e al resto del mondo in tv che lui non è uno qualunque. Un colpo di mano e Dovizioso ci resta secco. Quarto posto, allora. Mica poco, in un giorno così.
Dovizioso 6: dai, dai, che ce la puoi fare. A un certo punto il ragazzo di Forlì sembra deciso a puntare al podio. Poi lentamente l'ambizione di scioglie. Pedrosa gli va via, Stoner pure. Quasi come in Qatar. Peccato.
Melandri 7,5: sarà stato per quei trenta giapponesini con lo striscione MarcoMania, o perché la classe alla fine torna sempre a galla. Fatto sta che macho si è rimesso in moto come ai vecchi tempi. Su una Kawasaki dark e con marchio Hayate, Marchino si gioca una gara vera, non per il podio, ma per un diritto a esistere per davvero. Il sesto posto è un bel risultato, soprattutto per chi arriva da un anno da crisi esistenziale. Melandri è tornato, quindi. E allora anche la black Kawa fa la sua figura.
Capirossi 5,5: l'inverno sorrideva a lui e alla sua Suzuki celestona con lo sponsor delle cartine che ti viene subito in mente Bob Marley. Poi la scivolata in Qatar e un settimo posto abbastanza anonimo su una pista che era stata sua per tre anni filati. Certo, allora guidava una Ducati. Ma l'impressione è che il vero Capirossi versione 2009 debba ancora uscir fuori.
Kallio 7: è di sicuro il miglior esordiente nella Motogp. Ottavo posto in Qatar, ottavo posto qui a Doha. Non solo: il finlandese è anche l'unico tra un ducatisti che di nome non fanno Casey a non collezionare brutte figure.
Gibernau 5: la sua Ducati che è un cazzotto in un occhio esce di scena per un errore in frenata del suo conducente biondo e veloce come un commodore 64. Già. A volte ritornano, ma a volte nessuno se ne accorge. Simpatico, comunque.
Takahashi 3: giocava in casa, e quindi ci sentiva parecchio. A tal punto di scordarsi di frenare per tirare giù Hayden (che già aveva i suoi problemi), al primo giro. Così esce di scena nel modo peggiore: un soffio di gara, il senso di colpa e il povero Nicky che dalla ghiaia lo manda a quel paese. Sensazione terribile per chiunque, figuriamoci per un vero e orgogliosissimo giap.
Iannone 9: nella classe 125 l'abruzzese parte in pole ma con gomme impossibili, almeno finché la pista è ancora bagnata a tratti. Scelta rischiosa, la sua, ma vincente. Il ragazzo inizia a risalire la corrente: da undicesimo a primo con sorprassi d'autore. Che gara.
26 aprile 2009
_________________ METEOROLOGO E CONSULENTE CINOFILO
|