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Underdogs' Chief
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quante imprecisazioni in quest'ultimo articolo... :-o :??:


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Colonnello Bernacchia
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:-o :-o :-o

Motoaspes.
Un nome.
Una rassegna stampa.


:-D :cincin: :cincin: :cincin: :cincin:

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Rossi-Ducati l’ultimo amore
Mentre la Honda corteggia Stoner, Vale progetta una nuova straordinaria sfida: ma per il 2011



Dall’inviato
Paolo Scalera
SEPANG - La scenetta me­rita di essere raccontata: in attesa davanti alla Moto x 2, una Ducati GP6 riadat­tata biposto per essere gui­data, solitamente da Ma­mola o Guareschi, con un passeggero, c’erano diver­si ospiti Marlboro in casco e tuta, visibilmente nervo­si. Al loro fianco, per caso, è capitato un pilota della MotoGP. «Non c'è niente di cui preoccuparsi - ha detto loro - vedrete, sarà una esperienza bellissima» .
Rincuorati da Valentino Rossi, sì proprio lui, gli ospiti hanno poi fatto il giro della loro vi­ta sul velo­cissimo tracciato di Sepang, e per questo dovranno ringrazia­re la Casa di Borgo Paniga­le, ma non dimenticheran­no mai nemmeno l’inco­raggiamento del Fenome­no.
Dove c’è fumo c’è fuoco, avrebbe detto Geronimo, ma non c’è bisogno dello sguardo acuto del capo de­gli Apache Chiricahua per comprendere che la posi­zione di Rossi nei confron­ti di un possibile cambia­mento, alla fine del 2010, quando scadrà il suo con­tratto con la Yamaha, è mutata.
Se infatti alla fine del 2003 decise di non accetta­re l’offerta della Casa bolo­gnese, preferendogli quel­la di Iwata, oggi una even­tuale trattativa potrebbe avere un epilogo diverso.
E’ questo il motivo per il quale Masao Furusawa, numero uno di Yamaha, domenica ha confermato la sua presenza sui campi di gara anche il prossimo an­no:
« E anche nel 2010 la mia priorità sarà essere in MotoGP al fianco di Valen­tino Rossi. Ci comprendia­mo bene, posso dire che siamo diventati amici, per questo gli ho già chiesto di finire la carriera con noi. Ovviamente vorremmo che continuasse a correre, ma questa è una sua decisio­ne. Ci fareb­be piacere però che ri­manesse un uomo Yama­ha fintanto­ché corre» .
Il deside­rio di Furu­sawa è com­prensibile: la Yamaha, che ha già in casa Giacomo Agostini, sa che il valore del pesarese sul mercato è elevatissimo. Il problema è un altro: non potrà alzare più di tanto l’asticella per tenerselo. Un problema, invece, che potrebbe non riguardare la Marlboro.

«Credo che per voi gior­nalisti il 2010 sarà partico­larmente interessante - ha detto Valentino domenica, fra un discorso e l’altro -
Con il mio contratto in sca­denza assieme a quello di Lorenzo, Stoner e Pedrosa, ci sarà da scrivere! Io mi sento un uomo Yamaha, ma deciderò nell’estate del prossimo anno cosa fare in base alla situazione del momento» . Non ha torto, Rossi. Oggi la casa messa meglio è la Yamaha, che ha in squadra tre piloti fortissimi: Rossi e Lorenzo, con un accordo valido sino a fine 2010, e Ben Spies, il cui contratto si prolunga sino a fine 2011. Con la necessità di inserire il texano, che è di­ventato campione del mon­do della Superbike al pri­mo tentativo domenica in Portogallo, in prima squa­dra nel 2011, ci sarà solo un secondo posto disponi­bile. E Jorge Lorenzo per allora avrà solo 23 anni, contro i 31 finiti di Valenti­no.
Inoltre è da un po’ che circola anche un’altra vo­ce: quella che vorrebbe Casey Stoner corteggiato dalla Honda. L’australiano, infatti, è caratterialmente più vicino di Lorenzo al­l’Hrc. E la Casa nipponica non ha dimenticato cosa è stato capace di fare con una RC212V standard l’an­no dell’esordio.
Come direbbe Geronimo, dove c’è fumo c’è fuoco.


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Graziano Rossi ha seguito la vittoria dall’Italia: «il Mondiale più duro»
Il messaggio del padre «Ora sei il mio marziano»
Per celebrare il nono titolo mondiale, Va­lentino Rossi questa volta non è andato fino a Kuala Lumpur da “Modesto”, ma ha preferito la piscina dell'albergo Pan Pacific. Ovviamente la piscina si è trasformata in una calamita irresistibile: sono stati in mol­ti a finirvi dentro, per questo forse i fotogra­fi se ne sono tenuti alla larga, tranne uno che è finito a mollo.
La festa è finita a notte inoltrata. Poi Ros­si ha preso l'aereo per tornare in italia con l'inseparabile Uccio ieri sera.
In Italia era invece rimasto Graziano Ros­si, il padre di Vale. Ha vissuto a distanza l’ennesimo successo di Valentino e aspetta il figlio «per fargli una carezza, perché que­sto Mondiale è stato il più difficile» . Il Dot­tore ha festeggiato la vittoria con uno dei suoi tanti scherzi, stavolta protagonista una gallina “ vecchia”. « Non perde occasione per prendermi in giro - dice Graziano ai mi­crofoni di Radio Anch'io Lo Sport -. Gli ho mandato un messaggio in cui gli dico che adesso e è davvero il mio marziano. Per for­tuna gli ho trasmesso solo il cognome, per­ché lui non ha nulla di me sul lato sportivo.
Quanto alla festa, lo invito a pranzo a casa mia» .
Con il titolo numero nove si torna a par­lare anche del futuro del trentenne Rossi, spesso accostato al mondo della formula 1.

«Guidare la moto lo diverte ancora, più pas­sano gli anni e più è vecchio per la Formu­la 1 - spiega Davide Brivio, direttore spor­tivo della Yamaha -. Solo lui può dare una risposta, però. Credo anche che debba an­noiarsi di colpo di questo ambiente per de­cidere un cambiamento. Faccio fatica a pensare a una fine a breve termine. E’ un atleta che lavora molto per restare al verti­ce. E’ passato attraverso due generazioni e mezzo di piloti che ha regolarmente battu­to. Lui è ben consapevole che deve essere migliore di tutti i suoi rivali per restare in testa: penso a Lorenzo, Pedrosa e Stoner. Visto che porta felicità e sorriso a tanti, spe­ro che continui a farlo a lungo» .
Un futuro in Ducati per Rossi? «Per gli italiani è un abbinamento affascinante ­prosegue Brivio - ma in Yamaha si trova be­ne e credo sia gratificato. Faremo di tutto per tenerlo» .


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«Vale, non rinunciare alla tua libertà»


1) Che cosa re­galerebbe a Valentino Rossi per la conquista del nono titolo mondiale?

« Molti vorrebbe­ro regalargli qualcosa di rosso, sono sicuro, a due o quattro ruote. Io gli regalerei la libertà di sceglie­re il futuro che preferisce, sa­pendo che quello che ha fatto fino a og­gi è senza precedenti nello sport, quin­di quello che farà da ora in poi è anco­ra più entusiasmante».

2) Che cosa le piace di lui?

«Mi piace di lui il fatto che si diverte a fare quello che fa, che esprime una sensazione di gioia quando lo vedi in pista. A me ricorda i cavalieri dell'Or­lando Furioso. Mi piace perché ha un carattere fortissimo e perché ha scelto i simboli del sole e della luna a rappre­sentarlo. Sa che i due astri si comple­tano a vicenda e che non c'è luce sen­za buio».

3) Che messaggio vuole mandargli per il nuovo trionfo iridato?

«Che deve essere felice anche per tut­te le emozioni regalate a noi che lo se­guiamo. Quando Valentino vince, per molta gente è una bella giornata e re­galare belle giornate è il massimo che uno può fare».

di Valeria Ancione


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Una carriera ricca di limiti “imbattibili” sbriciolati e sempre nuovi traguardi
Rossi condannato ai record
Le 122 vittorie di Agostini sono il riferimento. E nel 2010 farà impazzire il mercato
Primo obiettivo eguagliare il numero di successi. E’a quota 103. Al ritmo di sei a stagione potrebbe farcela nel 2012



NOSTRO INVIATO
GIORGIO PASINI
SEPANG. L’ombelico del mondo, quanto meno quel­lo che gira velocemente su due ruote, resta lui. E’ il Re Sole, l’uomo che ha portato luce e dato vita allegra al pianeta dei motori. Intorno a lui ruotano attratti satel­liti e pianeti. Anche quelli ( gli avversari) che non vor­rebbero essere calamitati dalla sua forza di gravità permanente sono costretti a modificare la loro traiet­toria ideale. Re Sole dentro e fuori pista. Fulcro di un universo che con la sua for­za è riuscito pure a cancel­lare i buchi neri, trovando l’equilibrio e la maturità senza rinunciare al diver­timento. Lo capisci anche guardandolo crogiolarsi se­reno nella piscina dell’ho­tel Pan Pacific, attorniato dai suoi amici di sempre dopo una notte di festeg­giamenti a Kuala Lumpur e prima di imbarcarsi per Dubai, dove passerà un’al­tra notte prima di ritorna­re in Italia. Un modo mor­bido per atterrare di nuovo sul pianeta terra e prima di ricominciare la sua cor­sa verso i record, un desti­no che l’accompagna ormai da quattordici anni e che, come ha già chiarito dome­nica dopo la conquista del suo nono Mondiale, quasi sicuramente prolungherà per la gioia dei tifosi e di chi vive di moto ( in primis le Case produttrici, meno gli avversari) oltre il 2010. Perché non è tanto la rilut­tanza nel vedersi a taglia­re il prato di casa a tren­tun anni a spingerlo anco­ra in sella. C’è la voglia, ti­pica dei cannibali dello sport, di arrivare dove nes­sun altro è mai arrivato, ma anche la spinta a misu­rarsi con nuove sfide tecni­che e umane. E, perché no, di sentirsi ancora e sempre il più ricercato, il pilota in grado di accendere un’asta tra le grandi marche anche in un periodo di difficoltà economiche. Lui è il primo a negare ( « no, nessun asta, non ci sono più soldi in gi­ro » ) , ma pur di assicurarsi il suo polso dal 2011 vedre­te che ci sarà. E non al ri­basso.

L’ASTA Di fronte a sé Va­lentino
ha più di un’opzio­ne e il privilegio della pri­ma scelta. Gli altri dovran­no adeguarsi, come ha can­didamente ammesso: « Co­sa succederà nel 2010? Di­penderà da cosa sceglierò di fare io » . Ma s’era già ca­pito quest’estate, quando tutti i big in scadenza di contratto ( Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa) hanno rin­novato per una sola stagio­ne. La prossima non vivrà solo sulle battaglie in pista tra i cosiddetti Fantastici Quattro e le tre Case mag­giori ( Yamaha, Ducati e Honda), ma anche su un mercato di livello calcisti­co. C’è l’ipotesi che tutto ri­manga come ora, con la conferma di Rossi uomo Yamaha, magari con un team indipendente rispet­to a quello di Lorenzo ( e l’atteso Ben Spies), di Sto­ner
alla Ducati e di Pedro­sa alla Honda che punterà anche su Simoncelli. Ma potrebbe succedere un ri­baltone totale. E radio pad­dock è sempre propensa a scommettere sull’approdo di Vale in Ducati, con Lo­renzo in Honda, Stoner al­la Yamaha e Pedrosa in Suzuki. Per Rossi sarebbe l’ultima sfida: vincere con una moto italiana, vincere con una moto che tutti re­putano indomabile se non dal Canguro Mannaro.
I RECORD Sul suo piatto della bilancia c’è sempre e comunque una sola cosa: vincere e continuare a far­lo. « Perdere mi mette di cattivo umore » ha ripetuto domenica. Il corollario è l’inseguimento di nuovi primati, non accontentan­dosi di quelli già conqui­stati e probabilmente im­battibili, come i nuovi otte­nuti in una stagione che, detto per inciso, deve anco­ra concludersi ( fra due do­menica si correrà a Valen­cia). Qui in Malesia in un colpo ha raggiunto Mick
Doohan nel numero di po­le assolute ( 58), ha infran­to la barriera dei 4.000 punti ( 4.006) ed è diventa­to il pilota più titolato del­la storia della Yamaha ( 4 Mondiali contro i 3 di Ed­die
Lawson, Wayne Rai­ney
e Kenny Roberts). E con Doohan dal prossimo anno può ingaggiare una sfida a distanza sulle pole ( 48 a 58) e sulle vittorie in Italia ( 10 a 9) nella top class. Ma gira e rigira di mezzo c’è sempre Giacomo
Agostini. Vale a Jerez l’ha già superato nel numero di stagioni consecutive con almeno una vittoria ( 14 a 13) e a Brno nel numero di podi ( 159 Ago), arrivando domenica, con il 12 ° della stagione, a quota 163. Ed è plausibile che riesca già nel 2010 a batterlo anche come giri veloci nella clas­se regina ( 69 a 63). Ma il riferimento di tutti resta­no quei 15 Mondiali ( « Ir­raggiungibili » conferma Rossi che però con 9 ha ap­paiato al secondo posto
Hailwood e Ubbiali e può quindi restare presto da solo) e soprattutto quelle 122 vittorie che invece, sempre per bocca di Vale, « sono difficili ma non im­possibili » . Ne mancano 19. Al ritmo di 6 all’anno ( dif­ficile pensare di più con i rivali che ha adesso attor­no) significa arrivare al­meno al 2012, se non al 2013. A 34 anni, guarda ca­so l’età che Vale ha dise­gnato come il traguardo per un pilota di vertice. In­somma, i conti tornano. E lui li farà tornare restando in questo mondo, il suo mondo


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IL FUTURO DELLA MOTOGP RUOTA ATTORNO A LUI
Appello della Yamaha « Con noi sarai leader»
La casa giapponese punta a prolungare il contratto oltre il 2010 e fare del pilota italiano un uomo immagine. Proposta già formulata

NOSTRO INVIATO
SEPANG. «Cosa posso offrire a Valentino perché resti con noi? La tecnologia e la leadership nel team». Masao Fu­rusawa,
il grande boss della Yamaha, uno che ci tiene a precisare che non si occupa solo di MotoGP ma di tutto il pianeta a due ruote della Casa del diapason, ha messo su­bito in chiaro cosa intende fare con Rossi: non solo prolun­gare il contratto oltre il 2010, fargli chiudere la carriera in Yamaha e trasformarlo in uomo immagine della Casa (la proposta, con tanto di offerta economica, già fatta in Portogallo), ma anche confermargli l’essere lui la prima scelta. Anche prima di Jorge Lorenzo, lo spagnolo che la Yamaha ha fortemente voluto, al punto da fornirgli già a metà della stagione lo stesso identico trattamento tecni­co di Vale. «Anche Lorenzo è molto importante per noi ­chiarisce Furusawa ricordando che Rossi ha vinto 4 Mon­diali con loro e 3 con la Honda -, ma Valentino ci ha sem­pre aiutato molto, anche nello sviluppo e con le idee. In­somma, ci ha tenuti in vita. Valentino è con noi da anni e noi abbiamo l’obiettivo di continuare a vincere con lui».

I RAPPORTIPrima mettendogli a disposizione già a Va­lencia, per i test che fra due settimane seguiranno l’ulti­mo gran premio, la nuova M1 col motore modificato per durare di più senza rinunciare alla potenza. Secondo la­sciando a lui (e non a Lorenzo) l’onere e anche il vantag­gio di sviluppare la moto. A Lin Jarvis, il responsabile del­la Yamaha Motor Racing che ha spinto molto su Lorenzo e Ben Spies (il campione del mondo Superbike che cor­rerà già a Valencia) infastidendo non poco Rossi, il com­pito di continuare a gestire l’armonia del team. «Siamo riusciti a lavorare senza incidenti e lo faremo anche il prossimo anno» assicura l’inglese. Anche perché in ballo c’è una superiorità schiacciante nel mondo delle due ruo­te (Mondiale piloti, Mondiale costruttori, Mondiale per team, Mondiale in Superbike) da difendere.

LE RISPOSTEMa le altre Case non stanno ferme e han­no già sferrato i loro attacchi. La Ducati prima corteg­giando Lorenzo e aspettando Stoner, tornato fenomeno da tre gare a questa parte come la Desmosedici. «Nel 2010 per il titolo ci saremo anche noi» assicura l’australiano. E a Borgo Panigale, oltre che a preparare in nuovo missile rosso, stanno pensando (insieme alla Marlboro) come con­vincere Rossi (o Lorenzo) a mollare la Yamaha a fine 2010. La Honda, stufa di perdere, alla Yamaha ha già rubato qualcosa d’importante: tre tecnici. Si tratta del telemetri­sta Carlo Luzzi e dei responsabili dello sviluppo dell’elet­tronica Andrea Zugna e Cristian Battaglia. Tutti uomi­ni di Lorenzo. Come il team manager Daniele
Romagnoli, pronto a riaccasarsi e sicuro di una cosa: «La Yamaha è la moto più forte, ma il potenziale più grande, a partire dal motore ce l’ha la Honda. Non sono riusciti an­cora a capire come mettere insieme tutti i pezzi, ma quan­do lo faranno sarà dura per tutti».
G.P.


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Sulla festa aleggiava malinconia
LA conquista del mon­diale ‘09 passerà alla storia anche perché nel festeggiamento di Se­pang ha fatto il suo di­screto ingresso un senti­mento che con il perso­naggio Valentino non ha mai avuto nulla da spartire. Ma si sa: il tem­po scorre, anzi fugit, e le persone si scoprono di­verse. Come lo possiamo definire tale sentimento? Tristezza? No. Ma era anche qualcosa di diver­so dal solito. Più conte­nuto, più misurato, me­no colmo di gioia da la­sciar esplodere. Allora cos’era? Forse ci siamo: una forma molto valen­tinesca di malinconia. Vale ha trasmesso in modo del tutto involon­tario alle persone che lo stavano guardando da casa (3.640.000 con il 43.30% di share: il dop­pio rispetto all’anno scorso quando però il Mondiale era già deciso) la sua consapevolezza, magari inconscia, che il tempo sta passando e che i tempi delle bambo­le gonfiabili e dell’entu­siasmo irreferenabile de­rivanti dalla goduria di scoprirsi un italiano co­sì italiano (nel senso più positivo del termine) e così incredibilmente vin­cente sono alle spalle. Chissà: sarà per quel simbolo così autoironico ma altrettanto veritiero quanto la gallina vec­chia che fa buon brodo; sarà per per la tragedia che ha colpito la madre pochi giorni fa e che aleggia ancora, anche se mai nominata; oppure ancora per il tono altre­sì pacato dei telecronisti. O forse ancora per quel­lo speciale di Italia 1 che ci ha mostrato quel Va­lentino così ragazzino e poi giovane, così passato. Chissà. Ma, a ben vede­re, quella malinconia impalpabile è stata un modo sorpendente di fe­steggiare. Perchè non sarà più una ragazzino, il Rossi: ma di sorpren­derci non cesserà mai.
P.VAL.


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Alla scoperta delle radici «fisiche» dell’immenso talento di Valentino



«Lui vede tutto, nulla gli sfugge. E il suo cervello è rapido nell’elaborare le immagini»
Spiega il dottor Roncagli, optometrista che collabora con la Clinica Mobile: «E’ ricco di intelligenza visiva» «E’ come Tomba: anche la vista di Alberto era molto reattiva e infatti anche lui sbagliava pochissimo»

PIERO VALESIO
OCCHI. Occhi che guardano, guizzano, vedono ciò che altri manco scorgono. Occhi che forse vedono anche cosa non è ancora successo. Occhi che trasmettono informazioni ad un cervello allenato (come succede solo a pochi eletti) a trasformare quelle informa­zioni visive in gesti impensa­bili per un qualsivoglia mor­tale; e anche per un atleta che di quegli eletti non faccia parte. Occhi che sono lo spec­chio dell’anima, come ci dice­vano i nostri nonni. Ma an­che occhi che dicono tutto della malizia agonistica di chi li possiede. Sono gli occhi di Valentino Rossi.
SEGRETI Il dottor Vittorio
Roncagli è l’uomo che di quegli occhi ha scoperto i se­greti. E oggi può raccontare perchè negli occhi del nove volte campione del mondo ri­sieda la causa ultima di un talento che non ha eguali al mondo. Oppure, meglio, il ri­flesso (tanto per restare in tema) di un tocco divino o di un processo evolutivo parti­colarmente benevolo. Ronca­gli, oltre a far parte dello staff della Clinica Mobile, è specialista in optometria e medicina oculistica per lo sport nonché presidente del­l’Accademia europea di Sport Vision, un fondamen­tale polo di ricerca sulle im­plicazioni dell’attività visiva nelle competizioni. Dove si insegna il «visual training», una tecnica di allenamento utile a incrementare il po­tenziale dei propri occhi. Lui ha «testato» gli occhi di Vale prima del Qatar e di molti al­tri protagonisti del moto­mondiale e spiega perché lì c’è scritto il segreto di una supremazia assoluta. «Avete mai fatto caso che le persone dotate di intelligenza parti­colare hanno lo sguardo, co­me dire, vispo? Valentino parla con un interlocutore e nel frattempo i suoi occhi so­no in grado di vedere uno che passeggia in un angolo re­condito del suo spettro visi­vo. Si chiama intelligenza vi­siva. Lui ne è ricco. Ma non basterebbe nemmeno questo a fare di lui un fenomeno. In fondo i suoi occhi hanno una velocità di reazione di fronte a uno stimolo di 13/14 mille­simi di secondo, come altri piloti; Capirossi, ad esempio. Un mediocre ha una velocità di 18/20 millesimi; una per­sona normale di 25/30. Il fat­to è che dopo che i suoi occhi hanno visto succede qualco­sa ».
Tanto per restare in tema chiudete gli occhi e immagi­nate l’interno-cranio di Vale. Lui è a Barcellona, si sta av­vicinando all’ultima curva, Lorenzo è davanti. I suoi oc­chi vedono uno spazio fra il Jorge è il limite della pista. Solo i suoi occhi possono ve­derlo. Ecco cosa succede in quel momento secondo Ron­cagli: «Succede che il suo cer­vello elabora più velocemen­te e meglio di altri l’informa­zione che gli occhi gli forni­scono. E lui vede un’opportu­nità dove altri non vedrebbe­ro nulla. Lui entra e passa Lorenzo. Se fosse solo spre­giudicatezza i numeri ci di­rebbero che Vale in carriera ha sbagliato spesso; perché la spregiudicatezza funziona solo ogni tanto. Tante altre volte porta lo sportivo a sba­gliare. Invece Valentino sba­glia pochissimo. Segno in­confutabile che lui riesce a elaborare informazioni ad una velocità superiore a quella di chiunque altro». In­telligenza visiva e intelligen­za intuitiva o normale, se preferite.
AUTOSTRADE Insomma sarà capitato anche a voi, qualche volta, anche quando non avevate una musica in testa. Siete in autostrada e state pensando ad altro: e l’uscita che dovevate prende­re scappa via. A Valentino (e in questo caso alla quasi to­talità dei suoi colleghi del motomondiale) non succede­rebbe. «Tanto per fare un pa­ragone lui è come Alberto
Tomba. Noi abbiamo analiz­zato le capacità visive di atleti che hanno partecipato a quattro edizioni delle Olimpiadi e abbiamo regi­strato che le loro eleborazio­ni sono più veloci del 25-40% rispetto a quelle di una per­sona normale. Ma Alberto era come Vale: era come se vedesse prima o meglio. Esi­ste una valutazione sulla vi­sta percettiva, quando ci si accorge che sta arrivando il casello che c’interessa; e c’è quella motoria, ovvero quan­do reagiamo all’informazio­ne e ci prepariamo a uscire dall’autostrada. Vale e Alber­to eccellono in entrambe le categorie». Ecco perché si vince un Mondiale passando il proprio avversario diretto in un punto dove nessun al­tro potrebbe anche solo pen­sare di passare.
ESPERIMENTI E non è so­lo questione di occhi che ar­rivano a vedere dove altri non riescono nemmeno ad avvicinarsi. «Nell’hockey ghiaccio ad esempio abbia­mo osservato che il fuoriclas­se non guarda mai nè il ba­stone nè il disco. Guarda la porta dove deve segnare, al momento del tiro. Perché la sua intelligenza visiva lo mette in condizione di sape­re esattemente dov’è il basto­ne e dove sarà il punto d’im­patto col disco. Evidente­mente a Vale succede qual­cosa di simile. Certo se potes­simo studiare attimo per at­timo cosa fanno i suoi occhi sarebbe un’avventura straordinaria». E perché non si può? «Se lui ci darà il via libera, noi siamo pronti. Ab­biamo già portato a termine un esperimento simile in F1. Si pone un sensore a infra­rossi che registra ogni cin­quanta millesimi di secondo i movimenti degli occhi e al­la fine, poniamo di un GP, si è in grado di scoprire tantis­simo sui motivi per cui un atleta è un vincente e un al­tro magari lo è meno. Esisto­no già dei caschi che permet­tono di inserire il sensore al suo interno». Dài Vale, l’anno prossimo prestati ad un esperimento così. Sarà un tentativo quasi religioso, nel senso più arioso del termine, di arrivare vicino al miche­langiolesco punto in cui il di­to della divinità o del caso ha toccato il tuo sguardo. E ha innescato il genio.


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gli occhi!!!!

domenica mattina mi sono "goduto" lo sguardo di Jorge mentre sorpassava Nicky..... un attimo, dove Lorenzo controlla velocemente che fa Nicky alla sua sinistra.......


che bello quando si possono vedere gli occhi dei piloti (di sera o quando piove, o quando non sono in moto :fuori:)


che fantastico sport !!!


:cry: :x :x :x


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