MotoGP, Stoner va forte e attacca: "La Honda non ha saputo sfruttarmi"
L'australiano ha impressionato nei test in Malesia con la Ducati: "Sono veloce, ma non voglio tornare: non mi serve correre per ritrovare la passione. I rapporti con la casa di Tokyo? Io volevo solo aiutare, ma nessuno ascoltava i miei consigli, neanche Suppo: se lo avesse fatto sarebbe tutto più facile"
04 febbraio 2016 - sepang (malesia)
"Houston, we have a problem: Casey!". Già, un bel problema (per gli altri) questo Casey Stoner che torna sulla Ducati ed è subito con i migliori. Lo si sperava, ma vedere il suo nome tra i primi è come fermare il tempo. Perché certe emozioni non cambiano mai.
Stoner, è sorpreso dal rientro?
"Sì, tantissimo. Non solo con la moto, ma per come tutto il team lavora. Bello vedere che tutti inseguono lo stesso obiettivo, senza conflitti di interessi. E io mi diverto a provare più cose possibili".
Avrebbe mai pensato di tornare a essere un uomo Ducati?
"Io non avrei mai voluto andarmene da qui, la Ducati è dove mi ero immaginato di restare per sempre e finire la carriera. Poi le cose sono andate in un certo modo, ma non è stata una separazione tesa, con la maggior parte del team ho sempre avuto un ottimo rapporto. Vederli fare così fatica questi anni è stato triste".
Gigi Dall'Igna parlando del suo arrivo e dell'impatto psicologico sui piloti titolari dice che siete qui per vincere il Mondiale e non si può avere pressione o paura di un altro pilota.
"Il lavoro qui è stato buono perché abbiamo comparato i dati di Dovizioso e Iannone con i miei in tempo reale. Ci permette di andare nella stessa direzione. Lavorare così, senza negatività, è rinfrescante".
Sempre Dall'Igna ha detto: "Se Casey mi chiedesse di correre in Qatar non potrei dirgli di no". E si dice che...
"La gente parla troppo. E dice questo perché sono competitivo. Ma non mi sono ritirato perché non lo ero più. Magari non duro più di 5-6 giri perché non sono allenato (ride sgranchendosi la schiena; n.d.r.). Non ci sono piani di correre".
Quando un anno fa la Honda le ha negato di sostituire Pedrosa ad Austin si è avuta la percezione che qualcosa si fosse rotto.
"Le cose non erano perfette già prima. I miei test non sembravano funzionare troppo, non usavano la mia capacità e io non ero lì per prendere un po' di soldi, fare qualche giro e basta. Volevo essere coinvolto e quando c'erano problemi volevo aiutare. Ma in Honda c'era chi non voleva questo. Come se pensassero che volessi tornare a correre e creare problemi...".
Sta parlando di Marquez?
"No, no, a Marc non interessa contro chi corre. A lui piacciono le battaglie, ci fossi o meno non gli cambiava nulla. Ma persone attorno a lui la pensavano in modo diverso. È stata una delusione, ero lì solo per aiutare. Nessuno usava le mie informazioni o ascoltava i miei consigli".
Parlando del ritorno, Livio Suppo ha detto che con lei c'è sempre un punto interrogativo su quel che cerca.
"Livio sembra capire sempre la mentalità di tutti i piloti, sa quello di cui hanno bisogno o che vogliono. Questo è quel che crede. Ma lui non mi ha mai capito, perché non mi ha mai ascoltato. Mi avesse ascoltato e creduto, tutto sarebbe stato facile. Invece lui pensa sempre che io cerchi chissà che, mentre l'unica cosa che volevo era aiutare. Non mi serve correre per trovare la passione, posso divertirmi con le mie moto lontano da qui.
Sono semplicemente uno che sa quel che vuole e questa è la grande differenza rispetto ad altre persone. Ci sono piloti qui che cercano la gloria, vogliono vincere Mondiali o inseguono i soldi. Io sono forse davvero il primo che fa quello che vuole". 
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. 1 secondo davanti a Rossi.
